Cos’è la Psicoanalisi Relazionale
La Psicoanalisi Relazionale è una prospettiva teorico-clinica che attribuisce alla relazione un ruolo centrale per lo sviluppo della mente umana e del processo terapeutico.
Questo approccio, nato negli Stati Uniti a partire dalla seconda metà del secolo scorso, integra diverse scuole psicoanalitiche – Teoria delle Relazioni Oggettuali, Psicoanalisi Interpersonale, Psicologia dell’Io, Infant Research, Psicologia del Sé, tra le altre – in un’ottica pluralistica, influenzata dagli sviluppi sociali del periodo.
La mente è inscindibile dall’ambiente in cui vive, è interattiva e costituita da una molteplicità di stati. Il senso di unitarietà che percepisce il soggetto è dovuto a processi di integrazione continui tra esterno e interno, relazioni – reali e interiormente percepite – modi di essere e modi di apparire, me (accettati) e non-me (dissociati).
La motivazione principale è la relazione
Secondo l’orientamento relazionale la vita umana è mossa dalla relazione.
La motivazione di base è data dal rapporto che si crea fin dalla prima infanzia con le persone di riferimento.
Conflitti, sogni, fantasie, emozioni e pensieri, non sono unicamente guidati da una pulsione biologicamente determinata, ma si generano, si rigenerano e si trasformano continuamente, sulla base di una disposizione innata, in un incessante scambio con il mondo esterno.
Narrazione a due voci
Il vissuto del terapeuta – conscio e inconscio – incontra quello del paziente dando vita a una relazione sottoposta, durante l’analisi, a trasformazioni mutue.
Si costruiscono – insieme – percorsi orientati alla valorizzazione dell’esperienza soggettiva, alla conoscenza e alla ricerca di un senso di sé più autentico, in un’ottica diadica (analista paziente, paziente analista ) e non unidirezionale (solo verso il paziente).
Per cui il processo analitico diventa “un’invenzione a due voci“, una narrazione in cui l’analista non è un puro osservatore, schermo bianco neutrale, dallo sguardo oggettivo, ma un soggetto inevitabilmente partecipe allo svolgersi della terapia.
Mutualità e Asimmetria
Come ha scritto Lewis Aron, uno dei più importanti autori dell’approccio relazionale, nel suo libro dal titolo “Menti che si incontrano“, la psicoanalisi non produce un’influenza solo da parte dell’analista nella mente del paziente, ma…
“…il punto di vista relazionale ci dice che è inevitabile che si eserciti un’influenza a due sensi, in modo mutuo e reciproco tra paziente e analista. […] Tuttavia non bisogna partire dal presupposto che per poter applicare il termine mutualità ci sia bisogno di un’eguaglianza quantitativa o di una simmetria funzionale.
[…] La psicoanalisi è mutua ma inevitabilmente asimmetrica […] paziente e analista non hanno ruoli, funzioni e responsabilità equivalenti o corrispondenti” L. Aron 1996
Quindi pur essendo soggetto attivo e parte della terapia quanto il paziente, l’analista non è come il paziente. Il ruolo dei due elementi nella diade analitica è molto diverso e spesso sbilanciato rispetto alla cura e alla responsabilità della relazione: mutualità e asimmetria.
Alcuni testi che leggo e rileggo per capire meglio
- Aron L. (1996). Menti che si incontrano. Cortina.
- Benjamin J. (1988). Legami d’amore. Raffaello Cortina Editore.
- Benjamin J. (2017). Il riconoscimento reciproco. Raffaello Cortina Editore.
- Mitchell S. A. (1988). Gli orientamenti relazionali in psicoanalisi. Bollati Boringhieri.
- Mitchell S. A., Black M. J. (1995). L’esperienza della psicoanalisi. Bollati Boringhieri.
- Mitchell S. A. (1997). Influenza e autonomia in psicoanalisi. Bollati Boringhieri.
- Mitchell S. A. (1993). Speranza e timore in psicoanalisi. Bollati Boringhieri.
- Bromberg P. M. (1998). Clinica del trauma e della dissociazione. Cortina.
- Bromberg P. M. (2006). Destare il sognatore. Percorsi clinici. Cortina.